Introduzione Storica |
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1562
– UN RICEVIMENTO IN CAMPAGNA
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Il ricevimento in quella villetta di Casaralta. residenza estiva del Cavaliere Camillo della Volta, era stato splendido.Dopo la cena sontuosa, per la quale il cuoco Bartolomeo Scappi (●), giunto apposta da Roma, aveva dato il meglio di sé, gli ospiti si erano accomodati nel giardino dove un quartetto d’archi stava suonando le musiche di Giovanni Maria Artusi (●).Il suono degli strumenti sembrava essere accompagnato e accompagnare i ritmi della dolce brezza primaverile che entrava con soffio leggero nel giardino, passando fra l’elegante, grande portale di mattoni che vi dava accesso dall’esterno. Di fianco, appoggiata alla destra dell’edificio, tanto da farne un corpo unico, si ergeva la chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo e il piccolo convento; su tutto, faceva la guardia, od era spettatore, un agile campanile, alla cui sommità sventolava leggera la bandiera dei Dalla Volta, il cui emblema era una potente torre sormontata dall’aquila imperiale.Johannes van Torre era estasiato da quell’ambiente che nel suo nebbioso Belgio sarebbe sembrato un miraggio. Era giunto a Bologna grazie ad una lettera di accredito del Cardinale Ugo Buoncompagni (●), che aveva conosciuto a Roma e che gli aveva descritto la cultura della sua città natale, dove oltre ai grandi pittori, poteva annoverare altri personaggi di fama mondiale, come il naturalista Ulisse Aldrovandi(●), il poeta e commediografo Rodolfo Campeggi(●), l’antiquario e collezionista Ferdinando Cospi(●), il medico Marcello Malpigh(●)i, lo storico e critico d’arte Cesare Malvasia(●). Quel tiepido pomeriggio erano tutti lì, quegli illustri signori, ma se ne stavano in disparte, facendo salotto attorno ad un altro personaggio, tanto vecchio quanto famoso, attentissimi al suo flebile parlare quasi fosse un dio. Era il Cavaliere Achille Bocchi (●), letterato e soprattutto docente da oltre quarant’anni dello studio e primo ad insegnare greco all’università. Mentre passeggiava nel giardino godendo della musica ed entusiasta della raffinatezza di quell’ambiente signorile, Johannes si accorse di una grande lapide affissa ad altezza d’uomo sul campanile della chiesa. Si avvicinò con la curiosità di chi scopre una cosa nuova e si soffermò a leggerne il testo, in perfetto latino. Rimase più che sbalordito, sconvolto, tanto da sentirsi quasi mancare. Era con lui l’architetto Ottavio Mascherino (●), che lo aveva preso sotto la sua protezione essendo intimo amico del Cardinale Buoncompagni. «Ti senti male Jhoannes?» Senza togliere lo sguardo dalla lapide, il belga la indicò titubante a Ottavio. «No… anzi, sì! Hai mai letto quella lapide. E’ impressionante!» «La conosco, ma rasserenati – Ottavio abbassò la voce - è solo una stupidaggine di chi sa quale retore di tanti anni fa. A Bologna ve ne sono stati tanti che parlavano e parlano senza dire nulla, e anche adesso… Sai, l’università… Il buon Achille Bocchi, ha fatto scuola, anzi, la sta facendo ancora, pur avendo compiuto da tempo i settant’anni! Questa villa è tutta un’esaltazione della retorica simbolista e dell’esoterismo esistente oggi a Bologna e non solo. Hai visto il camino della sala nobile… pazzesco e gli affreschi degli altri locali… peggio ancora!» Jhoannes scosse la testa e continuò a fissare la lapide e a nulla valse il parere espresso dall’amico. Se il turbamento provato al primo impatto lo aveva lasciato interdetto, ora stava subentrando in lui una meditata curiosità . «Non so la villa, questo lo puoi giudicare tu che sei un architetto – disse – ma questa lapide è davvero affascinante e poi non è di questo secolo. Io dico ch’è romana autentica. Adesso ne ricopio il testo e lo mando con un corriere ad alcuni miei amici d’oltralpe. Voglio sapere cosa ne pensano loro.» «Ma cosa vuoi che ne pensino? – concluse Ottavio allontanandosi da Jhoannes, dopo aver addocchiato una gentil dama solitaria presso un salice - Diranno ch’è una cretinata e che tu, Jhoannes, sei diventato matto ad interessarti a lei. Ma fai pure come ti pare.» |
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