… si deve trattare di un
posto alto e molto stretto … A mezzogiorno in punto, come da appuntamento,
Ànghelos si accomodò nello studio vicino a Veronica e prima ancora di
salutare affermò con decisione: «L’altare del Santo Sepolcro non c’entra nulla, non
è il posto dove cercare.» «Cos’è questa novità?» Chiese Veronica. «Lo so, perché me lo ha detto uno che sta cercando
anche lui quello che cerchiamo noi.» Se alla precedente affermazione di Ànghelos aveva fatto
seguito la sorpresa degli altri due, ora, a fronte della nuova asserzione, la
reazione fu un inquietante sbigottimento, quasi paura. «Come? Ho capito bene?» Esclamò Rosati. Ànghelos raccontò la sua ispezione notturna
all’altare, dal mancato ritrovamento di qualsiasi traccia alla voce che lo
aveva avvertito che stava sbagliando ricerca. «Ma perché quel qualcuno – si domandò ad alta voce
Rosati – si è scoperto, avvisandoti che stavi sbagliando.» Ànghelos allargò le braccia e scosse forte la testa,
ma fu Veronica a rispondere: «Probabilmente perché quel “qualcuno” non dispone di
Ànghelos e senza Ànghelos non riuscirebbe mai a trovare nulla, anche se
sapesse la risposta esatta a tutti gli indovinelli.» «In pratica – disse Ànghelos – lui non può far senza
di noi e noi a questo punto non potremmo far senza di lui.» «Proprio così.» Rosati interruppe il dialogo dei due suoi compagni «Sarà meglio per il momento lasciar stare questo
“qualcuno”… Dobbiamo invece tornare al punto di partenza. Se non è l’altare
del Santo Sepolcro e allora, qual è l’alternativa?» Di nuovo calò il silenzio fra i tre e di nuovo fu
Veronica a interromperlo: «Sentite: qui c’è detto che dobbiamo andare su di
una scala “ruotando”, in pratica e più semplicemente, una scala a chiocciola.
Giusto? Se è così, si deve trattare di un posto alto e molto stretto, per
esempio una torre.» «Una torre? È un’idea… un’ottima idea, brava
Veronica. Tu cosa pensi, Ànghelos?» «Che Veronica può avere ragione. Ma che torri ci
sono a Bologna che abbiano in se qualche cosa… come dire?... di sacro, di
spirituale?»
«L’unica che mi viene in mente è la Torre Ghisilieri.» Rispose Rosati, non senza aver pensato per
alcuni minuti. «Puoi aver ragione, Uberto. – disse Ànghelos – è una
torre praticamente invisibile, perché incorporata nella chiesa di San
Gregorio e Siro, in via Montegrappa. Mi sembra di ricordare
che la sua parte alta, l’unica in definitiva visibile, sia costituita da
aggiunte ben posteriori al XIII secolo, che hanno così trasformato la sua
sommità in torre campanaria della chiesa…» «Come hai detto? – esclamò con tono trionfante
Rosati – Torre campanaria? Ma certo, non è una torre che dobbiamo cercare, ma
un campanile e le scale per salirvi.» «Scusi avvocato – disse timidamente Veronica – ma
non capisco il suo entusiasmo. Così è peggio! Credo che a Bologna i campanili
siano ben più numerosi delle torri… O sbaglio?» L’osservazione della donna ammutolì i due amici che
si guardarono interdetti. Veronica aveva ragione: a Bologna, a fronte delle
23 torri medioevali ancora esistenti, ci sono più o meno 150 chiese e quasi
altrettanti campanili. Fu Rosati a concludere quell’incontro:
«Forse è meglio chiudere lo studio e prendere un
pomeriggio di riposo. Chissà mai che una pausa non riesca a farci meglio
individuare una qualche soluzione più concreta e, perché no?, dare una
risposta anche all’intrusione di un concorrente nella nostra avventura.» L’uomo… … era
alquanto perplesso e continuava a domandarsi se avesse fatto bene a scoprirsi
così in Santo Stefano e a far sapere a quei tre che non erano gli unici a
caccia del segreto dei Pepoli. Prima di
fare quella rivelazione ci aveva pensato a fondo e sul momento, nel buio e
nel silenzio della chiesa, era certo che quella era la cosa migliore; ma adesso,
a bocce ferme, cominciava a dubitarne. Con quella
comunicazione tragicomica che rimbombava da colonna a colonna, come un
annuncio apocalittico, aveva messo in guardia i suoi tre antagonisti, e ora
le cose potevano complicarsi alquanto, perché diventava più difficile
seguirne i movimenti. Fece
spallucce a se stesso: no, quello che aveva fatto doveva essere fatto, perché
così la sfida ora era più eccitante, più coinvolgente, più definitiva, perche lui si era messo alla pari degli altri e perché
vincere una sfida quando si è alla pari, è senza dubbio più entusiasmante che
farlo traendo vantaggio da una posizione privilegiata. Il vero
divertimento cominciava ora e lui era pronto a divertirsi, tanto pronto che
se i tre rivali non avessero risolto l’indovinello, nonostante l’aiuto che
già avevano ricevuto da lui, li avrebbe messi ancora sulla giusta strada
anche svelando loro l’enigma della “antica
sacrale scalinata”. Solo così
avrebbero potuto continuare la sfida e, ovviamente, perderla. Quel tardo pomeriggio Ànghelos e andò a prendere
Veronica che usciva dall’ufficio e invece di andare in un bar di moda a
prendere l’aperitivo, preferirono mangiarsi un sano hamburger al Mc Donald. Stettero
nel locale posto all’angolo fra via Indipendenza e via Ugo Bassi,
chiacchierando del più e del meno, fra una patatina intinta nel ketchup e
l’altra. «Rosati ha trovato qualcosa in merito
all’indovinello?» Chiese Ànghelos quasi con noncuranza, ma evidentemente
interessatissimo alla risposta di Veronica. «No, nulla… e tu?» «Niente di niente.»
Il dialogo parve così smorzarsi e i due continuarono
a mangiare il loro hamburger in un silenzio solo apparentemente indifferente.
Poi si alzarono, portarono i vassoi sporchi negli apposti contenitori e
s’incamminarono su per via Indipendenza, trovandosi così, dopo pochi metri,
davanti alla Cattedrale di Bologna, la Basilica di San Pietro. «Peccato - osservò Veronica – che la facciata sia
schiacciata dalla ristrettezza della strada che ne impedisce la vista nella
sua splendida imponenza.» «Hai ragione, Veronica, tanto più che una volta
davanti alla chiesa c’era una piazza e così la vista che ora manca, c’era
tutta. Poi il Cardinale Lambertini decise che in quella piazza dovesse essere
costruito il Seminario Arcivescovile e così la piazza scomparve. Poi il
seminario è diventato l’Hotel Baglioni… insomma, Bologna ha perso una piazza
urbanisticamente importante in cambio di un albergo.» «Ànghelos, sai che so anch’io qualcosa su San
Pietro? So, per esempio che la campana maggiore non ha la bocca e il
batacchio rivolti in giù, come tutte le campane, ma è ribaltata, verso
l’alto, così da agevolare la spinta iniziale che le permette poi di suonare.
Buffo, no?» «Sì, davvero curioso…» Rispose distrattamente
Ànghelos.
«C’è anche
un’altra cosa che a mio avviso ben pochi sanno. Il campanile di San Pietro è
per altezza il secondo edificio medievale di Bologna dopo la torre Asinelli.» «Il campanile di San Pietro?» «Sì, proprio il Campanile di San Pietro, me lo disse
una volta Rosati…» Ànghelos, per nulla interessato alla qualificata
fonte su cui si basava l’affermazione della ragazza, sembrò cambiare
inaspettatamente discorso: «Veronica, ti amo…» L’uscita di Ànghelos fu senza dubbio improvvisa,
accidentale e fuori luogo, e Veronica non poté fare a meno di esprimere il
suo sconcerto: «E me lo dici adesso, così, in via Indipendenza, fra
tanta gente? Potevi trovare un momento più opportuno.» «Mai opportuno come questo! Chiama subito Rosati.» «Ma che fretta c’è di dirlo a lui, che mi ami…» «Non per questo…» L’uomo… … non
riusciva a capire come mai quei tre non avessero ancora risolto
l’indovinello, che indicava nel campanile di San Pietro, il nuovo luogo ove
cercare. Il Campanile
di San Pietro, che si incunea fra l’abside e il transetto della chiesa e che
quasi fronteggia su via Altabella la torre Azzoguidi, fu eretto nel 1200 per sostituire quello
precedente risalente all’VIII secolo, molto più basso e rotondo, il quale,
però, non fu demolito; Insomma, il campanile attuale altro non è che un
avvolgimento esterno di quello più antico che dentro esiste ancora, una
specie di scrigno prezioso per custodire un oggetto ancor più prezioso. Bastava
ricordarsi di questo per comprendere che l’ “antica sacrale scalinata” su
cui salire “ruotando” era la scala
a chiocciola che si avvolge a spirale al vecchio e nascosto campanile, mentre
gli ultimi due versi “gli anni del Signore siano il sudario”, indicava semplicemente di cercare sotto il
trentatreesimo gradino. Comunque
fosse, l’uomo era ormai deciso: avrebbe aspettato ancora un giorno, poi
avrebbe informato quei tre “imbranati” (aveva pensato proprio così) di cercare
all’interno del campanile di San Pietro e, specificatamente, sotto quel
gradino. «Studio Legale Rosati, sono l’avv. Veronica Monti,
posso esserle utile?» «Sì, gradirei che riferisse all’Avv. Rosati di
cercare sotto il trentatreesimo gradino della scala interno al campanile di
San Pietro, quello dell’ VIII secolo.» La voce le era decisamente sconosciuta, e comunque
aveva una tonalità volutamente forzata e falsata. Veronica non ebbe alcuna
esitazione. «Lo sappiamo già… Ma lei chi è?» L’anonimo interlocutore interruppe la comunicazione. Veronica entrò nello studio di Rosati e dopo avergli
riferito la telefonata, domandò: «Perché prima ci informa che abbiamo sbagliato il
posto dove cercare, e poi ci telefona per rivelarci la soluzione esatta
dell’indovinello?» «Lei stessa, Veronica, ne ha intuita la ragione la
prima volta che ne abbiamo parlato: “mister
X” non può fare senza di noi, perché, pur conoscendo esattamente dove
andare a cercare, da solo non potrebbe o non saprebbe come farlo. Questa è
una posizione di vantaggio che abbiamo su di lui, l’unica, e dovremo
sfruttarla al meglio quando ci sarà l’occasione. Intanto, Lei, Veronica,
informi Ànghelos della telefonata e che ci vedremo domani pomeriggio alla
chiusura dello Studio.»
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