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…la grande finestra ancora esistente
che si affaccia su Bologna…

 

Veronica e l’avvocato uscirono dall’appartamentino di Ànghelos e si diressero silenziosi verso lo studio di via Galliera. Solo a metà strada Rosati si rivolse a Veronica, quasi volesse confidarsi con lei:

«Io credo di sapere parecchio della mia città, ma in questa “bassa altura” che è “mozzata”, mi trovo del tutto impreparato. Il precedente enigma l’ho risolto quasi subito, grazie al fatto che proprio pochi giorni prima mi era capitata sott’occhio la pianta delle mura e delle porte della città, correlazionata ai dodici mesi dell’anno. Era riportata su di un libro che parlava degli aspetti esoterici di Bologna. Chissà che riprendendo quel libro non possa trovare qualcos’altro.»

«Speriamo…»

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Palazzo Ghisilardi Fava

Erano intanto giunti in via Manzoni e camminavano lenti sotto l’imponente portico del Museo Civico Medioevale di Bologna (inserito in Palazzo Ghisilardi-Fava).

Mentre Rosati pareva immerso nel pensiero dell’indovinello trovato nel canale, Veronica si guardava distrattamente attorno e non poté fare a meno di notare un grande manifesto annunciante che lì si stava tenendo un’importante mostra su “Giotto a Bologna, ai tempi di Bertrando del Poggetto”.

«Chi era questo Bertrando?» Chiese Veronica a Rosati.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/ce/Bertrand_de_Pouget.jpg/280px-Bertrand_de_Pouget.jpg
Bertrando del Poggetto

«Un personaggio molto discusso, un cardinale francese mandato a governare Bologna. Sembra vi fosse un piano segreto perché la città potesse diventare sede papale al posto di Roma, una volta che i Papi fossero tornati in Italia dopo l’esilio di Avignone. Sembra anche che Bertrando avrebbe avuto l’incarico di preparare la città in caso che tale evenienza si avverasse e, in effetti, di cose importanti ne fece per Bologna . Giunse però in città accompagnato da un grosso esercito francese e nei cinque anni di sua permanenza, la dominò con pugno di ferro eliminando ogni forma di libertà…»

«Che strano…» lo interruppe Veronica

«Che cosa intende?»

«Dico che il cardinale si chiamava Poggetto… e noi stiamo cercando una “bassa altura”, un piccolo poggio, un “poggetto”, insomma.»

Rosati si fermò, guardò Veronica, le pose le mani sulle spalle e la fece girare verso di lui:

«Lei è fantastica, Veronica! Non sa nulla di Bologna, ma ha risolto ugualmente l’indovinello! La “bassa altura” indicata nel messaggio è proprio Bertrando del Poggetto!»

«Non capisco!»

«Ci chiariremo dopo… Chiami Ànghelos e gli dica di venire subito in studio…»

 

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L’uomo…

… aspettava che Ànghelos uscisse da casa per potervi entrare come aveva agevolmente fatto alcuni giorni prima, e tentare di capire cos’era emerso da quella specie di mattone bianco trovato nel canale Savena.

Ma Ànghelos non si faceva vivo. Se l’uomo avesse saputo che si era messo tranquillamente sdraiato sul letto per schiacciare un pisolino e riposarsi, forse si sarebbe imbestialito. Riposarsi senza sapere se le ricerche potevano continuare? Incredibile! E ciò, mentre lui, invece, se ne doveva stare lì fuori, sotto un piccolo portico di via dei Giudei, ad aspettare e a non sapere come trascorrere il tempo.

Finalmente il portone si aprì e Ànghelos ne uscì di corsa, così l’uomo, come aveva già fatto in precedenza, poté entrare nell’appartamento lasciato libero. Nel diario di Ànghelos c’era una nuova pagina con altri appunti: “Trovato nel canale un nuovo indovinello: «Poi che la Bassa Altura fu mozzata / vista libera fu da quel castello / e la finestra ormai senza cancello / a un lieto futuro s’è affacciata.» Non si sa ancora cosa possa significare”.

L’uomo trascrisse l’indovinello nella sua agendina e, soddisfatto, tornò a casa dove oltre che riposarsi, avrebbe potuto meglio pensare a risolvere quel nuovo enigma.

 

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Intanto, Ànghelos era giunto quasi nell’ufficio di Rosati e dopo un breve cenno di saluto, si mise a sedere di fronte all’avvocato, che subito affrontò l’argomento:

«Dobbiamo ringraziare innanzitutto Veronica, perché è stata lei a risolvere l’indovinello.»

Ànghelos guardò la ragazza rivolgendole una specie di sorridente smorfietta che equivaleva a un complimento, forse il modo migliore per Veronica di essere ringraziata da lui.

Rosati riprese la parola:

«Ora veniamo all’interpretazione:

«Poi che la Bassa Altura fu mozzata
vista libera fu da quel castello
e la finestra ormai senza cancello
a un lieto futuro s’è affacciata.»

«La “bassa altura”, come dice il nome, è il Poggetto, cioè il Cardinale Beltrando del Poggetto, che fu Governatore di Bologna dal 1325 al 1335, quando fu spodestato (“mozzato”) da Pepoli e Gozzadini una volta tanto alleati, e la rocca di Galliera da cui dominava la città (il “castello” citato nel messaggio), conquistata dai bolognesi in rivolta e demolita quasi completamente. »

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I resti della Rocca di Galliera (Pianta di Bologna, dal Bleau  - XVII Secolo)

«Se è come dice lei – osservò pensierosa Veronica – siamo davvero a buon punto.»

«Vede, Veronica, vale la pena raccontare anche come la rocca, dove Beltrando si era arroccato, fu conquistata: la rocca era davvero un fortilizio inespugnabile e resistente a qualunque assalto, ma non allo stratagemma che i bolognesi s’inventarono per stanarlo: semplicemente lo bombardarono per giorni e giorni con... merda…»

«Come? Con che cosa?» Chiese perplessa Veronica.

«Con quello che ho detto. Furono raccolti tutti gli sterchi e i letami prodotti dalla città: umani, animali, liquami di fogna, insomma tutto ciò che puzzava e inquinava e furono ammucchiati presso la rocca; ci pensarono poi gli arcieri, i balestrieri e le catapulte a buttare il tutto al di là dei bastioni.»

«Va bene, va bene, – interruppe Ànghelos, come se quella storia gli fosse tanta nota da venirgli a noia a sentirla raccontare di nuovo – adesso però torniamo alle nostre faccende: il posto indicato dall’enigma è la Rocca di Galliera, su questo siamo d’accordo, ma è un po’ poco per poter individuare il punto esatto dove cercare...»

«No, l’indovinello specifica anche questo quando cita la “finestra ormai senza cancello”, letteralmente senza inferriate, ma poeticamente liberata e aperta. Questo per dirci che il punto preciso dove il messaggio ci manda è la grande finestra ancora esistente che si affaccia su Bologna dalla Rocca di Galliera.»

 

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L’uomo…

… nella penombra dello studiolo della sua antica dimora, stava rileggendo il messaggio: ed era tormentato perché non riusciva a capirlo. Non solo, ma c’era pure il fatto di sapere che anche altri lo stavano studiando e risolvendo. La sfida era certamente invitante ma gli stava creando una forte tensione dovuta alla paura di uscirne sconfitto: insomma era una semplice prova d’orgoglio.

Prese nuovamente in mano quello scritto trecentesco che aveva trovato mesi addietro in biblioteca e lo sfogliò quasi con agitazione, dimentico della delicatezza di quelle preziose pagine. Trovò il passo di cui si era improvvisamente ricordato:

Allora che Sua Eminenza l’eccellentissimo Legato conte e signore generale della città e del contado di questa nostra Bononia, Cardinale Bertrand du Pouget, con umiltade sortì dalla Rocca dov’era sua dimora et difensione di suo mal governo, l’armi deposte dei suoi lanzieri avanti al popolo e ai rappresentanti dell’Arti, avanzossi Taddeo con Brandiligio accanto, dicendo: oh Poggetto da lungi venuto per angariare nostra civiltade, tornare or devi in Franza onde recare colà la grande novella: Bononia sua libertas difende e niuno porrà tollerla ad essa…

Sì, non c’era dubbio, la “bassa altura” era Beltrando del Poggetto, mentre le parole “fu mozzata” facevano riferimento alla detronizzazione del suo potere in Bologna.

Automatico, infine, il traslato dell’abbattimento della sede fortificata del Cardinale, non poteva che essere la Rocca di Galliera.

 

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Il lato Sud dei resti della Rocca di Porta Galliera

 

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La scalinata della Montagnola ch affinaca la rocca

Dopo due giorni, in tarda mattinata, uno strano personaggio in tuta verde, forse un giardiniere, stava armeggiando sulla Rocca di Galliera, dopo aver scavalcato la transenna che la proteggeva ed essersi arrampicato lungo i suoi bastioni fino a raggiungere la sommità e la finestra che da essa si spalanca su via Indipendenza.

Aveva in mano un aggeggio che poteva essere un aspirapolvere, o uno scopone, o un tagliaerba, ed è per questo che un vigile, passando e vedendolo, non gli diede importanza. Solita inutile manutenzione di quella specie di rudere, pensò porgendo immediatamente la sua attenzione a una vettura parcheggiata il cui paraurti fuoriusciva dalla riga blu di ben venti centimetri.

Ànghelos, invece, stava semplicemente saggiando con un metaldetector i muri attorno alla finestra, per verificare se al loro interno risultavano esserci tracce di metallo.

Sotto la Rocca, ma in posizione da poterlo vedere lavorare, Veronica era nello stesso tempo ansiosa, perché attendeva da Ànghelos o un qualsiasi cenno di festoso riscontro positivo alla sua ricerca, e rammaricata per non essere anche lei sulla Rocca con Ànghelos e non poter condividerne con lui gioia o rammarico. Rosati questa volta non c’era, lì non era necessaria la sua presenza, mentre era indispensabile a Palazzo di Giustizia, dove si discuteva la causa del Commendatore Romboli.

Finalmente Ànghelos si girò verso Veronica sorridente e alzando il pugno e con il pollice alto verso il cielo. Trovato! Ànghelos scese agevolmente dalla Rocca e si avvicinò festoso a Veronica che lo abbracciò.

«Complimenti!»

«Le monete e il nuovo messaggio erano all’altezza della quarta fila di mattoni, sotto il davanzale della finestra. Mi è bastato sfondare in quel punto togliendo due o tre mattoni, per raggiungere il vano ed estrarre il tutto. Non ci resta che avvertire Rosati.»

«E bravo Kuotzaidènis. Complimenti anche da me!» Era la voce di Rosati che giungeva alle spalle dei due.

«Avvocato, come mai qui?» Gli domandò Veronica.

«Sono riuscito a rinviare la causa a una nuova udienza… Contenti tutti: il giudice che doveva andare in ferie, il commendatore che non era sicuro di essere assolto, ed io che ora sono qui con voi per gioire insieme. Perfetto! Non ci manca che andare in un bar e festeggiare.»

 

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L’uomo…

… capì dall’espressione e dai movimenti esultanti dei tre che nel punto della rocca in cui il greco aveva cercato era stato trovato qualcosa e quando li vide allontanarsi, capì pure che stavano andando in un posto più tranquilla per esaminare di cosa si trattasse.

Il film a cui stava assistendo, ma anche partecipando in prima persona, era sempre più avvincente.

 

 

 

 

 

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