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… il primo di noi che risolverà l’indovinello,
lo dirà all’altro ….

 

Rosati stava rileggendo e ripensando ai versi ritrovati nel campanile:

 

“Undici sono i quadri a lato;
dal secondo in su di sette scendi,
quinci per otto la dritta prendi
e in giù, il nero sia attraversato.”

 

Il vero problema non era quale fosse il significato della quartina e a cosa facesse riferimento, bensì quale fosse la scacchiera bianca e nera che essi indicavano e dove potesse essere localizzata. Pur tuttavia, prese un foglio di carta e vi disegnò sopra una scacchiera di undici caselle per lato, poi, con un pennarello rosso, vi evidenziò sopra una specie di tracciato che seguiva le indicazioni dettate dall’enigma:

-           Parti dalla seconda casella della prima fila (... dal secondo in su…);

-           Scendi di sette caselle (…di sette scendi…);

-           Conta altre otto caselle a destra (… quinci per otto la dritta prendi…);

-           Attraversa le caselle nere fin verso il basso (… e in giù, il nero sia attraversato)

Seguendo queste indicazioni, si raggiungeva la quinta casella dell’ultima riga ed era qui che si sarebbe dovuto cercare.

«Sempreché si trovi la scacchiera! – pensò – se no, siamo giunti al punto morto oltre il quale non si va!»

Era come un giocatore di scacchi che sta per vincere la partita, ma si trova improvvisamente in stallo.

Sentì bussare la porta; il tocco era quello di Veronica che, entrata e chiusasi la porta dietro, gli si avvicinò parlando a bassa voce.

«Avvocato, di là c’è quel prete del campanile che l’altro giorno lei ha fregato… quel monsignore…»

«Monsignore Bolognesi? E cosa vuole?»

 

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L’uomo…

… era stato ricevuto da Monsignor Bolognesi nel suo ufficio, e accolto molto calorosamente. Una volta sedutisi, però, Bolognesi venne subito al sodo:

«Allora, dimmi, come mai qui da me? Non credo infatti che tu sia venuto qua solo per trovare il tuo vecchio compagno di banco e per ricordare i bei tempi andati del liceo… Quindi sei qui per chiedermi qualcosa. Dai, spara!»

L’uomo sembrò soppesare le parole:

«L’altro giorno ti ho visto entrare con alcune persone nel vecchio campanile. Ne conosco la ragione, e so pure che andavate lì per cercare qualcosa e che alla fine l’avete trovata… Sarò più preciso: stavate seguendo l’indicazione di un indovinello, per cercare un altro indovinello che, poi, alla fine, avete trovato nel campanile.»

Altra pausa. Questa volta Bolognesi interloquì:

«Se sai già tutto, cosa vuoi da me?»

«Sì, so tutto, tranne una cosa: il testo dell’indovinello che avete trovato.»

«E tu vorresti che io te lo rendessi noto?»

«Sì. Mi serve.»

Bolognesi guardò il vecchio compagno di classe portando una mano al mento e sfregandoselo con un movimento lieve e ritmato delle dita.

«Devi però rispondere a due domande! La prima: perché ti serve quel testo? La seconda: perché te lo dovrei rivelare.»

«Potrei dirti due balle e chiudere l’argomento… ma non lo voglio fare. Tu sai chi sono e quindi non può sfuggirti la ragione per la quale voglio quell’indovinello. Piuttosto e invece, tu non sai perché gli altri lo cercassero.»

«Dimmelo tu, allora.»

L’uomo raccontò la storia dall’inizio, da quando quel greco aveva scoperto sotto un macigno di Palazzo Pepoli il primo enigma, fino all’ultimo indicante il Campanile di San Pietro.

«Ti posso dire che quei tre hanno iniziato la loro avventura per caso avendo avuto la fortuna di trovare il primo messaggio, poi sono andati avanti, pur senza sapere dove arriveranno e cosa troveranno alla fine.»

«E tu lo sai.»

«Dove sarà la fine della ricerca, no, ma cosa si troverà, sì, credo proprio di saperlo, anzi ne sono certo!»

Le dita avevano accelerato lo sfregamento attorno al mento e alle guance del Monsignore, il che significava un evidente accrescimento della sua curiosità e un certo malcelato nervosismo per sapere ciò che l’uomo non gli aveva ancora detto. Ma fu stranamente restio a chiedere ulteriori lumi:

«Siccome penso che non mi dirai mai ciò che sai, va bene, mi hai convinto…»

Bolognesi si alzò, andò alla scrivania, ne aprì uno dei cassetti ed estratta una carpetta di cartone rigido, ritornò a sedersi nel salottino, lo aperse e ne mostrò il contenuto al vecchio compagno di scuola.

«Qui ci sono i due messaggi. Quello che indicava il campanile e quello che vi abbiamo trovato. Non avrei mai interpretato il primo che indicava il campanile e non so proprio cosa significhi l’altro. Tu che ne dici?»

«Che ti hanno fregato! Questo non è il messaggio nascosto nel campanile. Questo è un altro!»

 

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Veronica uscì dallo studio di Rosati, si chiuse dietro la porta, stette fuori alcuni secondi, poi rientrò, facendo accomodare Monsignor Bolognesi. Mentre stava per andarsene, fu fermato dall’avvocato e inviata a restare

«A cosa devo il piacere della sua visita, Monsignore?»

«Se si tratta di un piacere, lo vedremo dopo…»

«Ahi, ahi, ahi, se la sua introduzione è questa, deve esserci un problema davvero serio…»

«Sì, e credo proprio che sia stato lei, avvocato, a crearmelo. Si ricorda? Io e lei avevamo un patto: tutto ciò che la sua squadra avrebbe trovato dentro il campanile di San Pietro mi sarebbe stato consegnato. Sbaglio?  No, non sbaglio! Però lei non mi ha consegnato quello che ha trovato… Sbaglio? No, non sbaglio! Insomma, mi ha ingannato… Sbaglio? No, non sbaglio.»

«E come fa a dire che l’ho ingannato?» Fu la secca domanda con cui Rosati interruppe il monologo di Bolognesi.

«Lo domando io a lei se mi ha ingannato, da uomo a uomo e non da prete ad avvocato.»

Rosati rimase un po’ interdetto come mai gli sarebbe capitato in una qualsiasi occasione di contrasto dialettico, e non solo professionale. Guardò fissamente il Monsignore per alcuni attimi, poi si rivolse a Veronica:

«Per favore, mi porti il messaggio che abbiamo trovato nel campanile, quello vero!»

Quando l’ebbe in mano, lo porse al prelato:

«E va bene, monsignore, confesso: quand’eravamo nel campanile ho sostituito il messaggio trovato con un altro.»

Monsignor Bolognesi sorrise soddisfatto nel sentire l’avvocato che confessava il proprio errore e abbassò lo sguardo sul foglio per leggerne il contenuto.

«Strano, vero?» gli disse dopo alcuni istanti Rosati

«Sì, strano davvero. Non credo che riuscirei mai a interpretarne il significato.»

«Finora neanche io ci sono riuscito. Cioè, il significato è abbastanza chiaro, ma non saprei proprio dove potrebbe essere la scacchiera che i versi descrivono.»

Bolognesi non disse nulla e ripose delicatamente il documento nella borsa nera. Poi si alzò:

«I patti ora sono rispettati. Io vado e la ringrazio, avvocato… grazie anche lei, signorina.»

Anche Rosati si alzò per salutare, ma intervenne Veronica:

«Che ne direbbe, Monsignore, se le facessi io una proposta?»

«Devo fidarmi?»

«Sono io che gliela faccio, non l’avvocato Rosati.»

Il prelato guardò la ragazza sottocchio, come fosse ben poco convinto delle sue parole.

«Sentiamo pure!» Concesse con voce severa e magnanima.

«Il patto sarebbe che il primo di noi che risolverà l’indovinello, lo dirà all’altro.»

Bolognesi strinse le labbra in un mezzo sorriso; nella borsa nera che teneva stretta sottobraccio c’era quello che voleva; il suo compito era finito; era ora di andare via senza tante altre storie. Tuttavia c’era qualcosa che lo tratteneva ancora in quell’ufficio; forse una vaga possibilità che l’indovinello non fosse risolto dai suoi esperti; forse il fascino di quella storia di cui non si vedeva ancora la fine; forse il rispetto per quei due avvocati che quella storia avevano in definitiva creato e che meritavano di proseguirla fino alla fine.

«Una proposta interessante, – disse poi, dopo quasi un minuto di soppesato silenzio – ma bisogna completarla con un’altra condizione: ciò che sarà trovato a seguito della risoluzione dell’indovinello sarà di proprietà delle Curia.»

Veronica guardò Rosati come a chiedergli cosa ne pensasse e Rosati contraccambiò l’occhiata come a risponderle che per lui andava bene qualunque cosa la ragazza decidesse. E la ragazza decise:

«D’accordo! Il primo fra noi tre che risolverà l’enigma lo comunicherà agli altri e ciò che sarà trovato sarà di stretta competenza della curia.»

 

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L’uomo…

… fu svegliato dal dormiveglia in cui si trovava dallo squillo del cellulare.

«Pronto?»

«Sono Bolognesi, ho il documento.»

«Vengo subito.»

 

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