Bologna e le sue “leggende
metropolitane” |
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Attorno
a Re Enzo |
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Di Maurizio Cavazza |
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E’ indubbio
che la vittoria di Fossalta e la lunga prigionia del figlio dell’imperatore a
Bologna furono avvenimenti importanti per la città e i suoi abitanti. In una epoca
di forti contrasti fra l’autorità imperiale e i Comuni del nord Italia, catturare e tenere in prigionia un figlio
dell’Imperatore fu motivo di orgoglio e segno di potenza. Il rifiuto
opposto a Federico II di trattare un riscatto per il figlio fu un gesto superbo e rischioso: buon per i
bolognesi che la vita dell’impertaore e le fortune degli Svevi fossero al
tramonto. Ma la reale
portata politica della vicenda di Enzo va drasticamente ridimensionata. Federico II
amava certamente il figlio Enzo e in lui aveva fiducia tanto da farne il suo
braccio destro operativo in Italia.
Ma Enzo non era
l’erede di Federico II . Quando
l’imperatore muore, l’anno dopo, Enzo non compare nel suo testamento. Si hanno
notizie di almeno venti fra figli e figlie di Federico II. Enzo era un figlio nato fuori dal matrimonio e questo,
anche se in quei tempi legittimi e bastardi di famiglie nobili crescevano
insieme ed insieme erano educati, questo lo escludeva dalla successione
imperiale che infatti passò a Corrado Anche il titolo di Re, re di Sardegna, che
Enzo vantava aveva avuto una origine particolare e non lineare. Verso il 1239
Enzo fu fatto sposare da Federico II ad Adelasia ( molto più attempata di
lui) erede sia del Giudicato di Logudoro che di
Gallura, in sintesi della Sardegna settentrionale. Una pedina in
un complesso gioco fra Pisa, Genova, il Papato e l’Impero per il controllo
dell’isola. Per dare
maggior forza al suo gioco Federico II nominò Re di Sardegna Enzo. Che tuttavia
restò in Sardegna non più di qualche mese : il tempo per vedere che non era
aria e che controllare quei territori era difficile. Non fu forse
neppure consumato il matrimonio, che infatti in seguito fu annullato. Quindi un
titolo senza nulla dietro, ma molto enfatizzato dai bolognesi. Una volta
catturato a Fossalta il 26 maggio 1249 fu portato a Bologna il 24 agosto,
(secondo una cronaca) dopo due mesi di permanenza in un castello del contado
fra Bologna e Modena (Anzola?). Secondo un’
altra ( e Dondarini ) fu portato a Bologna subito
ed è la data di Fossalta che va spostata di due mesi... E’ accertato
che i bolognesi rifiutarono a priori che Enzo potesse essere riscattato, a differenza degli altri prigionieri
che lo furono. Quando Enzo
fu catturato e fatto prigioniero a Fossalta i modenesi scrissero
all’imperatore per esprimere il loro
dispiacere . La risposta
di Federico II minimizza l’accaduto, esorta la città a restare fedele
all’impero e a non abbattersi “ perchè le vicende belliche sono incerte e il
nostro grembo abbonda di figli.” Questa
lettera è di tenore ben diverso dal supposto scambio di lettere infuocate che il cronachista
bolognese Pietro da Villola fa scrivere a Pier delle Vigne ( già morto... ) per conto di
Federico : “Liberate
Enzo e vi esalterò su tutta E anche dalla
risposta attribuita a Rolandino dè Passeggerei “..
non isperate di atterrirci colle vostra vane parole: non siamo canne palustri
tremole ad ad ogni spira di vento, nè a piume simili siamo, nè a
nebbie dileguanti al raggio solare...se volete punire l’offesa date mano alle
armi e opponete forza a forza. Infatti noi
cingeremo le nostra spade e ruggiremo al pari di leoni...” Però gira da
secoli la “storia” che Federico II offrisse come riscatto una catena d’oro ( nelle versioni più
antiche era d’argento..) lunga tanto da cingere le mura della città. A parte la
domanda un pò “genovese” :” Quali mura ? quelle dei torresotti (quattro chilometri) o quelle già progettate
della Circla (quasi otto) ?”, la volontà di Bologna
fu che restasse in perpetuo, come
avvenne poi nei fatti, prigioniero di Bologna. E poi c’è la
diceria che di notte il suo letto
fosse all’interno di una gabbia, ma con serrature d’oro.... L’oro è un
metallo molto malleabile e assolutamente inadatto per chiavistelli e
serrature... E poi i suoi funerali :
sicuramente degni di un grande
signore, ma man mano gli storici si allontanano dalla contemporaneità
descritti sempre più lussuosi...
La città contribuì con la leggenda
della fuga tentata dal re dentro
una botte da brentatore, scoperta da una donna ( altri dicono un uomo..) perchè la chioma
bionda del re sporgeva dal coperchio : ”Scappa, scappa!!”, urlò e da quella
donna sarebbero venuti gli... Scappi. Tuttavia nel Liber Paradisus compaiono come Scappa. Una formella del Palazzo del Podestà
ricorda (ricordava, visto lo stato di deterioramento del manufatto...)
l’episodio quasi sicuramente
leggendario e sicuramente inventato dagli Scappi per ... nobilitarsi. Così come è stata inventata da un cronchista cortigiano la leggenda che fa discendere i
Bentivoglio dagli amori di Re Enzo con la bolognese Lucia da Viadagnola L’amore fra
Re Eenzo e Lucia di Viadagnola,
in una incisione dei Alfredo Baruffi |
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