Bologna e le sue
leggende metropolitane

Di Maurizio Cavazza

 

Presentazione

Gli avvenimenti accaduti in tempi lontani sono spesso poco documentati o perchè non c’era l’abitudine di registrarli o perchè i documenti sono andati perduti.

Ma, documentati o no, tutte le vicende di una certa rilevanza fanno sorgere accanto al racconto dei fatti una serie di  “storie”, a volte romanzesche,  a volte denigratorie o agiografiche o giustificatorie... tendenti a mostrare quel fatto sotto la luce più favorevole alle tesi, alle convinzioni, ai desideri, ai timori ,... di chi le mette in giro.

In fondo anche gli storici non “raccontano” soltanto, ma  spiegano, interpretano, contestualizzano...

I giornalisti poi  proclamano  sempre di tenere  “ i fatti separati dalle opinioni”, ma questo avviene in modo inversamente proporzionale a quanto lo proclamino.

La nostra città è antica e ricca di storia, quindi è inevitabilmente ricca di “Storie”.

Che possono essere pure e semplici leggende come quella del fondatore Fero, di sua moglie Aposa e della  figlia Felsina, così palesemente fiabesca che al confronto la storia di Romolo, Remo e il solco è ferrea verità storica.

Oppure  sono verità edulcorate per non dispiacere a qualcuno o per farle rientrare in canoni narrativi collaudati ( ci siamo mai chiesti perchè in tutte le storie di amori finiti tragicamente i protagonisti sono sempre giovani e bellissimi ? Forse che le persone un bruttine e-o di altra età non hanno sentimenti forti?).

E poi c’è una categoria di storie che oggi noi chiamiamo “leggende metropolitane”.

Traggo da Wikipedia  questa definizione :

“Si tratta normalmente di ipotetici fatti presentati come realmente accaduti ed attribuiti a dei terzi prossimi al narrante .

Sovente l'incipit è l'amico dell'amico o un parente di un parente, considerare che il narrante non menta deliberatamente ma sia "vittima" del fenomeno, in quanto convinto dell'autenticità del racconto, riducendo la distanza della fonte, al sopramenzionato amico dell'amico, per pura comodità espositiva.

La convinzione è dovuta alla natura stessa della leggenda metropolitana la quale consente quasi sempre un margine di credibilità.

Inoltre gli argomenti descritti sono spesso divertenti e curiosi, il che stimola a ricordarli e incentiva la voglia di diffonderli e raccontarli ai propri conoscenti. Si ricalca dunque in questo modo un meccanismo simile a quello che consente il diffondersi delle barzellette o degli indovinelli. “

La storia di Bologna è piena di queste cose che possiamo considerare “leggende metropolitane” passate nel ricordo collettivo; ma che restano cose non vere, diffuse e note spesso in ragione inversa alla quantità di  verità e anche di  plausibilità che contengono.                                                                                                                                    Anche se  il termine leggenda metropolitana si applica a vicende supposte contemporanee ( un esempio? : i coccodrilli nelle fogne di New York), ho chiamato così qualche “storia” sulla nostra città, anche se si riferisce a tempi lontani ed è ripetuta in giro da qualche secolo.

Un esempio per tutti : la Torre degli Asinelli, della quale storicamente si sa poco di certo, si chiamerebbe così perché  fatta costruire da un proprietario di animali da soma... ( mentre si sa di una famiglia Asinelli, poi emigrata a Forlì e lì estintasi) . 

Ancora su una torre :  quella dei Catalani  che sarebbe stata fatta alzare di m. 22,80 da Delfino Castellani a richiesta di Alberto Carbonesi, suo nipote, perché questi “potesse vagheggiare”, dalla sommità della stessa con Virginia di Giovanini di Pietro Galluzzi, sua innamorata, che abitava nelle vicinanze...  

La prigionia di Re Enzo ha fatto nascere varie leggende.

Una è quella del riscatto che Federico II avrebbe promesso in cambio del figlio: una catena d’oro lunga tanto da cingere le mura della città.

A parte la domanda un “genovese”  :” Quali mura ? Quelle dei torresotti (quattro chilometri) o quelle già progettate della Circla (quasi otto) ?”, esistono documenti che escludono che Bologna abbia mai avanzato richiesta di riscatto : i Bolognesi decisero subito che i nobili del seguito potevano essere riscattati ( e ci sono le documentazioni) , ma re Enzo no.

Doveva restare in perpetuo, come avvenne poi nei fatti, prigioniero di Bologna.

E poi c’è la diceria che di notte dormisse in una gabbia ma con serrature d’oro....

E poi i suoi funerali : sicuramente  degni di un grande signore, ma man mano gli storici si allontanano dalla contemporaneità descritti sempre più lussuosi...

Di altre accennerò più avanti.

Altro esempio : l’idea della costruzione del Portico di San Luca sarebbe seguente a un evento miracoloso, ( le piante ai lati del sentiero che si piegano a costruire una galleria per riparare dalla pioggia la discesa della immagine in città....)

Altro  esempio, incredibile, è il supposto   numero degli archi del Portico di San Luca, sbagliato su praticamente tutte le guide e citato erroneamente anche al Museo della Storia di Bologna..

Incontreremo quindi cose storicamente note, ma controverse nella interpretazione, tenere leggende e  bufale vere e proprie spacciate per vere e riprese  da pubblicazioni anche autorevoli .

Vediamole.

Maurizio Cavazza