PALAZZO PEPOLI
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Più che
un palazzo ha l’aspetto di una fortezza difensiva vera e propria, ed in effetti lo è. Fu infatti costruita e voluta così da Taddeo Pepoli,
amato Signore di Bologna nella prima metà del ‘300 memore di
quanto era capitato alla precedente dimore del proprio padre Romeo. Sembrava
che Romeo fosse un signore benvoluto dai bolognesi, ma una notte, senza alcun
preavviso la sua casa fu invasa, saccheggiata e distrutto dal popolo. Se
Romeo si salvò, fu per la presenza di spirito con cui buttò
delle monete d’oro a terra per rallentare l’inseguimento di chi
lo voleva linciare, e così potè avvantaggiarsi su di essi e, fuggendo, salvare la vita sua e dei suoi
familiari.
In questo
fortilizio, per trovare qualche elemento decorativo, occorre guardare in
alto, molto in alto, dove fra diverse bifore di una certa eleganza scopriremo
anche un piccolo e raffinato balconcino in marmo
bianco.
Il Palazzo, nel
suo prosieguo verso le due torri, si trasforma per un brevissimo tratto,
appena due arcate di portico, in un’elegante palazzina fine ‘300,
rifinita in cotto, chiamata anche Casa Sampietri. Sembra che sia
opera di Antonio di Vincenzo, il sommo artista che
operò a Bologna e a cui si devono il Palazzo della Mercanzia e la
Basilica di San Petronio Una
curiosità: tutto lo zoccolo del palazzo, per la sua intera lunghezza
ha incassate dei grandi anelli sostenute da
ferri forma di serpenti a bocca aperta.
Tali
“accessori” esterni al palazzo, servivano presumibilmente a parcheggiare
i cavalli di chi veniva a visitare i Signori di Bologna del
‘300, per alcuni, però, potrebbero essere anche attracchi
per le barche, essendo una volta via Castiglione, l’alveo del Savena antico, che per secoli fu completamente
navigabile, dalle mura fino alle due torri ed oltre.
Molti ornati
del palazzo portano impresso lo stemma dei Pepoli, che furono sempre attivi
nella politica bolognese, dal 300, quand’erano signori di Bologna, alla
seconda metà dell’’800, con sindaci, senatori del regno, ministri
di governo ecc. Il loro stemma è una scacchiera
bianco e nera, che altro non è che la stilizzazione
dell’abaco, o pallottoliere, segno dell’attivita
finanziaria che all’inizio questa famiglia svolgeva con grande
profitto. Palazzo senza
dubbio di grande importanza architettonica ed artistica, anche
l’interno è degno delle residenze nobiliari delle famiglie
bolognesi, con un
bel cortile porticato senza dubbio in linea con
l’architettura trecentesca, con ricco scalone barocco dove emergono
statue, nicchie eleganti balaustre, e con pitture murali non certo di second’ordine.
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