Capitolo 30 |
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Una e-mail dall’America
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Caro Sergio, mi faccio vivo perché ho letto sul Carlino telematico che il nostro segreto è stato scoperto. Lo sai quale è stato il mio primo pensiero? Valeva la pena fare tante fatiche e correre tanti rischi per conoscere quello che dopo pochi mesi si è rivelato da solo e casualmente? «Valeva la pena sì, e come! - pensò Sergio sorridendo amaro - Peccato solo che sia stata tutta una balla.» Mentre leggeva e pensava a ciò che leggeva, Sergio sembrava dialogare con Roby quasi che l’amico fasse lì davanti a lui e gli parlasse. Abbiamo vissuto insieme una splendida avventura che si è conclusa felicemente, almeno per me. Io, infatti, ho compiuto integralmente il compito che mi ero assunto ed ora, l’Ordine dei Frati Gaudenti, qui nel Sud America, sta operando nel pieno dei suoi obiettivi istituzionali, facendo avanzare il tentativo di portare pace sociale e migliorando la situazione delle popolazioni più disagiate, che sono tantissime. Ricordi cosa diceva il messaggio chiuso nello scrigno di “Aelia Laelia”? SIA MISURA D’ARTO TIRANDONE ONCE SESSANTA Sai come si chiama la “misura” da cui parte la tacca che ha movimentato tutto il meccanismo d’apertura della lapide del Finestrone? “Doppio braccio”… ovvero l’ ”arto” citato dal messaggio. E sai quanto misura un “braccio” medioevale? Quaranta “once” (cm 128). Il ferro va “tirato” per circa un metro e mezzo e cioè per “60 once”. La “giusta dimora” è il tracciato del “doppio braccio” inciso nel marmo ed entro il quale scorre il ferro quando lo si tira. Il messaggio era completo e chiarissimo, ma solo grazie a te, alla tua conoscenza di Bologna e alle tue intuizioni: tu hai individuato il bunker dove la lapide era nascosta: tu mi hai permesso di averla a disposizione per il tempo necessario a scoprirne il segreto ed estrarre lo scrigno; tu hai individuato la prima parola con cui ho potuto ricostruire l’intero messaggio; tu infine hai scoperto dove il Santo Graal era nascosto… Ti ricordi? Colli, leoni e aquile… «Grazie tanto, Roby! Ma il colpo definitivo, scoprire come si apriva il nascondiglio, l’hai fatto tu, bastardo, e non me l’hai detto.» Dovevo tornare in America, ma era ingiusto lasciarti solo e indifeso, con la multinazionale sulle tue tracce. Dovevo preoccuparmi di te e la prima cosa da fare era lasciarti all’oscuro del definitivo recupero del Santo Graal, cosa facilissima perché non si doveva più demolire un’opera d’arte ma semplicemente tirare un ferro. Avevo un giorno e una notte per procedere al recupero del Graal e alla tua definitiva salvezza e così ho fatto. Per il Graal mi sono bastati dieci minuti, la notte in cui sono andato a farvi un sopralluogo. La zona dove sono le misure ed il finestrone è particolarmente buia di notte e la piazza era pressoché deserta. Mi è bastato un piccolo scalpello per disincrostare la tacca e uno spray d’olio antiruggine per farla scorrere. Lo sportello si è aperto e il gioco si è concluso. Per la tua salvezza ho dovuto affrontare il capo del-l’Organizzazione e consegnargli il Graal. Era quello che volevano, e a questo punto, soddisfatti loro, io ero libero di ritornare in America e tu di tornare ad essere il fotografo Sergio Silvani. A proposito, il Santo Graal non ha nessuna importanza per gli scopi del nostro Ordine, è quello che c’era dentro che interessava. «Lo so, il sangue di Cristo che tutto risana, anima e corpo! Oltre che bastardo, sei anche un traditore!» Il vero segreto dei Frati Gaudenti non era il possesso del Calice, ma quello che i loro predecessori vi avevano riposto, prima di nascondere il tutto nel finestrone: una semplice pergamena, la ricetta della “Teriaca”. So che impallidirai sentendo la parola Teriaca, ma ti assicuro che non sono un pazzo. La sua ricetta non è quella che viene descritta nei resoconti delle antiche memorie (pezzi di vipera, estratti di ghiandole animali e polvere di ossa), ma quella scritta nella pergamena che ho trovato assieme al Santo Graal ed è effettivamente un medicinale d’altissime proprietà curative. I suoi benefici li sto verificando giorno dopo giorno presso le popolazioni malate del mio paese a cui la distribuisco gratuitamente. Chi ha inventato la vera Teriaca? Forse un frate dell’Ordine che si intendeva di medicina – quella vera! - o forse qualcun altro. Non lo so, so solo che è apparsa agli inizi del ‘500, e che è entrata subito in possesso dell’Ordine dei Frati Gaudenti. A quel tempo era praticamente impossibile utilizzarne le proprietà su grande scala, per cui si pensò bene di nasconderne la ricetta, perchè non entrasse in possesso delle corporazioni mediche del tempo, perché, se ciò fosse accaduto, o l’avrebbero distrutta o, peggio, l’avrebbero sfruttata per i propri interessi e non per quelli sociali. Come vedi i tempi non sono cambiati. Anche noi, io e te, abbiamo avuto contro un potere occulto, non una corporazione di antichi medici, ma una moderna multinazionale farmaceutica. Cambiano i nomi, ma il senso è lo stesso. E abbiamo vinto, come vinsero cinquecento anni fa i frati gaudenti di allora. Per il momento ho perso sì il Santo Graal, ma ho salvato, anzi, abbiamo salvato la ricetta della Teriaca. Abbiamo perso un meraviglioso mito, anzi un’intera epopea culturale, religiosa e storica, ma abbiamo in mano la sostanza di una realtà che sta già adesso dando enormi frutti. Non era un oggetto simbolico che l’Ordine doveva ritrovare ed usare, ma la concretezza di uno strumento effettivo per migliorare la vita degli strati sociali più umili e portarvi finalmente pace. So che l’avventura che abbiamo affrontato insieme per pochi giorni sembra assurda, ma poiché è davvero stata da noi vissuta sappiamo che è reale. Se è reale quella – e lo è – allora, puoi tranquillamente credere a quello che ti sto raccontando. «Sì lo credo… ma solo perché è bello e giusto crederci.» Ma le assurdità non sono finite, il bello devo ancora dirtelo. Ho riunito quaggiù il Grande Consiglio dell’Ordine e ho raccontato la nostra storia. Ti informo che all’unanimità, sei stato nominato Priore dei Frati Gaudenti per la “Nationes Citramontana”, ovvero per l’Italia. Ne sono stato felicissimo e per due motivi. Primo perché hai dimostrato di averne tutte le capacità: conoscenza dell’ambiente in cui vivi, intuizione, riservatezza, coraggio, intelligenza ed ironia… Sì anche quella perché è sinonimo di gioia di vivere, come la intendevano e la intendono i Gaudenti. Poi, perché sei Bolognese. Sapere che l’Ordine ritorna con te a Bologna, dove fu fondato settecentocinquanta anni fa ha entusiasmato tutti i confratelli, che non vedono l’ora di conoscerti personalmente. «Sì, adesso mi tocca andare anche in Perù…» La designazione è valida fin d’adesso. Vai allo studio legale “Albergati – Aldrovandi - Bocchi”, in via Indipendenza, l’Avvocato Marisa Aldrovandi ha tutti gli incartamenti ufficiali di nomina. Avevo bisogno di una persona di fiducia a cui appoggiarmi per questo atto formale, e se ti sei fidato tu di questa Marisa, posso senz’altro fidarmi anch’io. Ti domanderai come mai conosco la tua amica. Semplice. Quando le hai telefonato dalla Torre Catalani – ricordi? – ti ho fatto usare il mio telefonino. Il numero è rimasto in memoria e trovarne l’intestatario è stato molto facile. Ho telefonato anch’io, mi ha risposto lo studio, ho chiesto di Marisa e mi è stato risposto che l’Avvocato Aldrovandi era occupata. Tutto qui. Ma questo è poco importante. L’importante è tutt’altro e credo che ti farà piacere. ° Come Priore della “Nationes citramontana” hai il diritto d’uso di tutto quello che l’Ordine possiede a Bologna. La torre dei Catalani è da questo momento la tua, ed è tua anche la biblioteca. Nel plico che Marisa ha a disposizione, troverai tutti i pass necessari per prenderne possesso e le istruzioni per far funzionare quanto c’è dentro. Spero che tu sia contento. «Cazzo, se lo sono!» Da Marisa troverai alcune carte da firmare. Sarà sufficiente che tu lo faccia, per accettare il Priorato, entrare nell’Ordine e traslocare nella Torre. ° Un’ultima cosa: per i Frati Gaudenti non c’è l’obbligo del celibato. Sto pensando a te e Mara… e tu?
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