Capitolo 30

Una e-mail dall’America

 

Sergio era ritornato a casa, come sempre, per prepararsi la solita pasta condita con quello che poteva trovare in frigo e stendersi per un’oretta, dopo aver mangiato, sul divano. Da quando aveva ricevuto la prima visita di Mara, era rimasto libero da tutto l’ammasso di carte di cui una vola era sempre ricoperto. Alle foto fatte a Don Giovanni dei Fiorentini avrebbe pensato dopo. Anche se tardava un po’, Balduzzi avrebbe aspettato a riceverle.

La mente non si liberava delle due lapidi, quella infissa al muro del Museo Civico e quella mobile incernierata al finestrone.

Doveva smettere di pensarci, se no impazziva davvero.

Andò al computer e scaricò le foto, ma mentre procedeva apparve a monitor in automatico l’avviso di lettere nella casella postale. L’aprì, sicuro di vedersi apparire la sfilza interminabile di annunci pubblicitari che avrebbe poi dovuto cancellare. Un vero perditempo!

Stava per farlo evidenziandoli in unico blocco, quando si accorse di una e-mail che lo fece sobbalzare: didaco@com. Era Roby!

L’aprì quasi con ansia.

«Valeva la pena sì, e come! - pensò Sergio sorridendo amaro - Peccato solo che sia stata tutta una balla.»

Mentre leggeva e pensava a ciò che leggeva, Sergio sembrava dialogare con Roby quasi che l’amico fasse lì davanti a lui e gli parlasse.

Perché questo “almeno per me”?.

«Come fai a dire d’aver compiuto il tuo compito se non hai recuperato il Santo Graal?»

«Bastardo, questo non me lo avevi detto!»

«Grazie tanto, Roby! Ma il colpo definitivo, scoprire come si apriva il nascondiglio, l’hai fatto tu, bastardo, e non me l’hai detto.»

«Grazie ancora, Roby! Forse mi hai salvato, ma certamente mi hai tolto il piacere di aiutarti ancora e di scoprire con te una cosa che il mondo cerca da duemila anni. Potevi portarmi con te, non lasciarmi qui con un’avventura non conclusa e con il rammarico di non averla conclusa.»

«Hai consegnato ad altri il Santo Graal? Sei stato davvero un bastardo!»

«Lo so, il sangue di Cristo che tutto risana, anima e corpo! Oltre che bastardo, sei anche un traditore!»

A questo punto della e-mail, Sergio avrebbe voluto chiudere e cancellare il messaggio.


La preparazione delle Teriaca
nel cortile dell’Archiginnasio

Roby non solo era un bastardo ed un traditore, ma anche un pazzo scatenato. La teriaca era una mistura piena di robacce che, secondo gli  antichi  speziali dell’università di Bologna che l’avevano ideata, sarebbe servita a guarire tutti i mali: emicranie, vertigini, sordità, febbre, idropisia, ulcere, colite, dissenteria ecc. Insomma una vera e propria panacea buona per tutto. Sergio si ricordava che i componenti di quella pozione erano una cinquantina e più, e che la sua preparazione avveniva in pompa magna nel cortile dell’Archiginnasio una volta all’anno. L’occasione si trasformava in una grande festa, sia per la facoltà medica, che poi ne monopolizzava la vendita, sia per la città, che presenziava all’evento come ad una felice ricorrenza religiosa.

 
Vasi contenitori della Teriaca

Cosa c’entrava la Teriaca con “Aelia Laelia” e con il Santo Graal? No, o Roby era già pazzo prima di averlo conosciuto, oppure lo era diventato subito dopo.

«Cosa mi stai dicendo? Mi stai raccontando una favola antica, o mi fai la cronaca di eventi moderni?»

«Se fosse così, avresti tutte le ragioni! Ma è incredibile…

«Sì lo credo… ma solo perché è bello e giusto crederci.»

«Che stronzata!….»

«Sì, adesso mi tocca andare anche in Perù…»

«Ma come fa a conoscere Marisa. Cos’è, un mago?»

«Leggiamo pure anche questa… poi gli rispondo io e per davvero, con una mia e-mail.»

«Cazzo, se lo sono!»

 

 

FINE

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