SAN GIACOMO MAGGIORE |
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Anche questa è un’opera dovuta al mecenatismo di Giovanni II dei
Bentivoglio, l’ultima a cui dette il via, perché nello stesso anno (1506) venne cacciato da Bologna. L’importanza, però, del ciclo
pittorico che l’oratorio contiene (viene
pomposamente definita “la cappella Sistina di Bologna”), merita un esame ed
una illustrazione del tutto autonoma. L’oratorio sorge nel luogo ave esisteva la
piccola chiesa parrocchiale di Santa Cecilia, acquisita dai Domenicani e
portata nel tempo all’attuale struttura. L’accesso è quasi alla fine del
lungo bllissimo porticato bentivogliesco, realizzato dallo
Sperandio. Verso piazza Verdi, esiste ancora
l’antico portale in cotto del ‘300 del trecento (ora tamponato e, alla sua
destra, quella attuale.
La cappella ha linee e architetture molto semplici (quasi scialbe, nel
loro insieme, sia nel lato dell’altare, che in quello di fronte, da cui si
entra. Il Ciclo della vita di Sant’Orsola è
composto da dieci grandi riquadri affrescati, sei
dei quali dovuti alla mano sicura i tre massimi pittori bolognesi dell’epoca
(Francesco Raibolini, detto il Franca, Lorenzo Costa e Amico Aspertini) e gli
altri a due artisti minori (forse Cesare Tomarocci e Giovanni Maria
Chiodarolo), che invano tentarono di replicare lo stile e l’arte dei
predecessori. Pur nella differenza degli stili e delle capacità pittoriche degli
artisti, il ciclo dei tredici affreschi è certamente uniforme per colore,
forme, umanità delle espressioni e realismo delle immagini.
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