SAN GIACOMO MAGGIORE |
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Come detto in introduzione, S. Giacomo Maggiore non sarebbe diventata
la straordinaria chiesa che conosciamo, se i Bentivoglio,
nel corso di quasi tutto il 1400 non fossero diventati
i Signori di Bologna, eleggendo quella chiesa come sede rappresentativa della
loro sacralità. In essa si battezzavano, si
sposavano (anche contro le volontà Cardinalizie) e, soprattutto, venivano
sepolti. Era insomma la rappresentazione visiva della loro nobiltà e
l’espressione tangibile della loro vocazione di mecenati, che per altro
trovava ancor più credito nella loro reggia - “la più bella d’Italia”,
come si diceva al tempo - il Palazzo Bentivoglio
che fecero sorgere a due passi dal San Gicamo, più o meno dove ora c’è il teatro comunale. Ma il palazzo fu distrutto quando furono
spodestati ed esiliati, la chiesa no!
IL PORTICO SU VIA ZAMBONILo splendido portico che accompagna la chiesa
per tutto il tratto di via Zamboni, venne costruito per omogeneizzare
l’articolato complesso della struttura ecclesiale. La sua costruzione cominciò nel 1477 per volontà di Giovanni Bentivoglio e Virgilio Malvezzi, e si concluse
il 10 ottobre dell’anno successivo. Non si conosce il progettista, ma ad esso
lavorò anche il toscano Tommaso Filippi (che prestò
la suo opera pure negli ornati del cortile di Palazzo Bevilacqua), né è da
escludere che la linea seguisse quella di Palazzo Bentivoglio,
che si ergeva dove ora è il Teatro comunale. Il portico serviva anche come
contenitore delle tombe di famiglia, di cui restano le tracce delle tredici
nicchie, i cui affreschi fine ‘200, sono andati
praticamente tutti perduti.
IL CAMPANILE La costruzione del campanile era iniziata cent’anni
prima delle venuta dei Bentivoglio,
ma essendo sicuramente un’opera troppo dispendiosa per le finanze del
monastero, esso potè raggiungere, nel 1449, appena il secondo ordine delle
finestre. La costruzione riprese in effetti solo nel
1470 (in piena era bentivogliesca) quando vennero
aggiunte gli altri due ordini di finestre e la cella campanaria, raggiungendo
così la rilevante altezza di
I primi tre Bentivoglio che ebbero
l’avventura (o la disavventura) di essere Signori di
Bologna (Giovanni I, Anton Galeazzo e Annibale I)
furono tutti uccisi dagli avversari politici non appena assunto il potere in
città. Giangaleazzo fu ucciso il 23 dicembre del 1435 per mandato del
governatore papale Daniele da Treviso.
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Il committente dell’opera doveva essere Annibale I
dei Bentivoglio (figlio di Anton
Galeazzo), ma la sua uccisione, avvenuta nel 1445, dopo pochi mesi dall’acquisto
dello spazio da destinare a cappella di famiglia, ne impedì la costruzione.
Ci pensò però il suo successore, Sante, che ne compì
la struttura architettonica nel 1462, per opera di Lapo Portigiani
da Fiesole. Dell’epoca è anche il policromo monumento equestre a memoria di Annibale, che per lungo tempo è stato attribuito a
Nicolò dell’arca (e forse lo è davvero o a noi piace crederlo).
Ma la cappella, architettonicamente finita
sotto Sante, si completò sotto il suo successore, Giovanni II, il vero
signore di Bologna, che governò la città per quasi tutta la metà del XV secolo, dal 1463 al 1506, quando venne cacciato
dalle truppe pontifice di Giulio II.
Notevolissime le opere che in essa trovano
giusta collocazione.
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