Palazzi, Chiese,
Edifici vari
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È curioso conoscere l’etimologia dei nomi di alcune grandi famiglie bolognesi come individuati da studiosi di tanto tempo fa, non per un reale spirito di conoscenza, ma all’unico scopo di esaltarne gli antenati. Almeno in quattro casi la cosa più che assurda può essere divertente. Vediamoli! Bentivoglio
Fu il casato che dominò politicamente Bologna per tutto il ‘400, occupandone costantemente la signoria dal 1462 al 1506 con Giovanni II, sposatosi con Ginevra sforza, da cui ebbe ben 11 figli (come mostra la pala di Lorenzo Cossa conservata in San Giacomo Maggiore). Dei Bentivoglio e del loro dominio rimangono a Bologna moltissime tracce monumentali ed artistiche fra cui anche il bel palazzo di via Belle Arti, costruito però molti anni dopo la distruzione della loro vera reggia e la loro cacciata da Bologna. Si racconta che Re Enzo, prigioniero dei bolognesi, ebbe per amante una certa Bianca a cui diceva sempre: “ben ti voglio”. Ovvio che quando la donna rimase in cinta, partorendo un bambino, a questo sia stato dato il nome di Bentivoglio e che da quel bimbo sia stato il progenitore della più importante famiglia del nostro Rinascimento.
Scappi
la famiglia è antichissima, come dimostra la torre del XII secolo che si erge sul suo palazzo all’inizio di via Indipendenza. Per l’etimologia del loro nome, occorre rifarsi, anche in questo caso, a Re Enzo e alla sua lunga permanenza in città (dal 1246 quando fu catturato al 1272, quando morì).
Si narra che un giorno, il re tentasse di evadere dalla sua prigionia, nascondendosi dentro una brenta (gerla per il trasporto dell’uva) portata in spalla da un facchino. Ma i suoi capelli biondi e fluenti che fuoriuscivano dalla cesta furono visti da una popolana che cominciò ad urlare “Scappa, scappa!”, il che richiamò l’attenzione dei gendarmi, così Re Enzo fu riportato in prigione. Come pubblica riconoscenza la famiglia di quella donna ebbe l’autorizzazione di adottare il nome di Scappi. La vicenda era anche rappresentata in una delle formelle ormai scomparsa, ma di cui resta il calco, che abbellivano le colonne del palazzo del Podestà. Fantuzzi
Furono una grandissima famiglia bolognese che, come tante altre, fecero da sfondo alle vicende dei Bentivoglio, appoggiandoli nella loro ascesa, ma anche osteggiandoli quand’erano al potere. Il loro palazzo principale (di case Fantuzzi, la città ne è piena) si trova in S. Vitale ed è un’opera splendida attribuita da alcuni ad Antonio Morandi (detto il Terribilia, autore anche dell’Archiginnasio), e da altri a Sebastiano Serlio. L’edificio, caratterizzato da un potente bugnato che si sviluppa su tutta la facciata, ha elegantissimi interni, fra cui risalta lo scalone di rappresentanza, Il nome dei Fantuzzi deriva presumibilmente dal vezzeggiativo di “fante”, soldato d’infimo grado che non poteva certo rappresentare degnamente l’origine di una sì gloriosa famiglia. E allora i letterati del tempo stabilirono ch’esso era dovuto all’elisione della parola “Elefante” e, dal momento che c’erano, specificarono che l’animale di riferimento fosse nientemeno quello che portava Annibale nella sua spedizione contro i Romani. Non poteva essere diversamente, per cui l’elefante divenne lo stemma dei Fantuzzi, che lo posero anche in bella evidenza sul bugnato del loro ricco palazzo. Marescotti.
Grandissima famiglia nobiliare, questa, alla cui fedeltà i Bentivoglio devono certamente la loro affermazione. Fu infatti Galeazzo Marescotti che liberò (1442) Annibale Bentivoglio dalla prigionia nella rocca di Varano (presso Parma) in cui era stato rinchiuso dal Capitano di Ventura Niccolò Piccinino, così ch’egli potè tornare a Bologna e diventarne “Signore”. Poi, però, anche i Marescotti caddero in disgrazia presso i loro antichi amici, e subirono (1488) una forte persecuzione, con la decimazione della loro famiglia e, com’era costume, con la distruzione del loro palazzo di via Barberie, ricostruito poi, e in parte, nel secolo successivo. |