Palazzi, Chiese, Edifici vari
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Come è noto, Palazzo re Enzo fu costruito dai bolognesi per tenere prigioniero, appunto, Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, catturato nel 1246 nella vittoriosa battaglia di Fossalta sui modenesi. Più che una prigione, però, il palazzo era una ricca dimora dove, in definitiva, il re poteva vivere molto agiatamente, scrivendo le sue poesie, dando ricevimenti e godendosi le sue donne.
Il Palazzo fu restaurato all’inizio del ‘900 da Alfonso Rubbiani, il quale pur ponendo in esso numerose fantasie, ha tuttavia realizzato un pregevole insieme architettonico dove lo stile gotico medioevale è di altissima qualità. Tutto il palazzo (che è palazzo solo nell’ultimo piano, dove risiedeva Re Enzo) è un fortilizio di tipo militare ed in tal senso ha avuto nei secoli molte destinazioni fra cui quella di vera e propria prigione, tanto che al suo interno esiste ancora la chiesetta detta della “Madonna dei carcerati”. Escludendo le trifore della sommità, tutte le finestre hanno un che di militaresco, spoglie come sono di ogni orpello e non prive di inferriate ed altri elementi di protezione.
A noi interessa, appunto, un’apertura che si affaccia sul lato est, quello che da su piazza Re Enzo, che non è una finestra, ma una porta-finestra che si affacciava su di un balcone ora non più esistente. Anticamente, questo balcone, era sempre pieno di splendidi fiori, tanto che il popolino l’aveva ribattezzato “Il giardino della Lazzarina” la quale ne era la proprietarie giardiniera. Il nome è gentile e romantico, ma sottintende un ben più triste significato, perché la Lazzarina non era una donna comune, ma la moglie del boia di Bologna e quando il marito aveva compiuto la sua tragica mansione, lei aggiungeva un vaso di fiori sul balcone, non si sa se per la… soddisfazione di essere così ben maritata, o se per una specie di atto di compassione verso il giustiziato.
Fatto sta che per i bolognesi “andèr in t’al zardèn dla Lazzarèinna” (andare nel giardino della Lazzarina) significava semplicemente essere condannati a morte. |