Le Misure in uso a Bologna
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Uno dei manufatti più importanti che Bologna ebbe a produrre nei secoli, è la carte, essendo indispensabile alla sua attività principale, quella dell’università e, quindi, della produzione di libri, quaderni, registri, carte bollate, fogli per appunti, atti amministrativi e notarile, tesi di studio, lauree, ecc. Se andiamo nel Lapidario del museo Civico Medioevale, a palazzo Ghisileri-Fava, in via Manzoni, troveremo una stranissima lapide, difficile da descrivere, ma che riporta, uno dentro l’altro, una serie di quadrati concentrici.
Si tratta di una specie di “decreto”, con il quale la Corporazione degli Speziali, che ne era l’autorità competente, dettava ed obbligava editori, cartai e cartolerie a commercializzare solamente fo-gli di carta con quelle misure. Questo il testo a carattere go-tico, che impone la disposi-zione: Da sottolineare che la carta “bombagina” – derivata cioè dalla bombagia – era quella più idonea per la scrittura. I quattro formati hanno anche ciascuno un proprio nome che li distingue e definisce. Ed anche questa può essere una cosa curiosa da annoverare fra quelle di Bologna
I primi due sono comprensibilissimi, in quanto e ovviamente il più grande è l’”Imperiale” e, altrettanto ovviamente, quello un po’ più contenuto è la “Regale”. Gli altri due, invece, hanno nomi più difficile e da interpretare; uno è il formato detto “Meçade” (forse traducibile in “ad uso marcatile”) e l’altro, più piccolo, è detto “Reçute” che non sapremmo tradurre, ma che potrebbe identificare con “ordinario”. |