Lapidi, Epigrafi, Scritte
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Se a un certo punto della storia di Bologna non fossero entrati in scena i Bentivoglio, forse la chiesa ed il convento di San Giacomo sarebbero rimasti un piccola centro monastica, addossata alle antiche mura del Mille. Fu infatti con i Signori di Bologna, (specie di Giovanni II) che dalla metà del ‘400 chiesa e convento cominciarono veramente a diventare uno splendido scrigno d’opere d’arte, specie rinascimentali, sì da rendere chiesa e convento uno dei maggiori complessi storici, artistici e culturali di Bologna. Anche l’esterno della chiesa è splendida, con un articolarsi di volumetrie molto particolari e tutte abbellite da ornati in cotto di grande valore artistico.
Fra questi si inserisce un rosone che si affaccia dall’abside sul cortiletto interno che divide la chiesa dall’Oratorio di Santa Cecilia (sul quale per altro, occorrerebbe fare una disquisizione a parte, per la bellezza ed il valore artistico degli affreschi che contiene e conserva).
A prima vista la cornice di questo rosone sembrerebbe una delle tante che ornano le chiese e non solo bolognesi; ornati molto ricchi, fregi astratti o di tipo o floreale, rilievi elaborati con grande precisione. Ma ad un attento esame, questo rosone appare immediatamente “importante” e particolarmente elaborato e sofisticato, soprattutto nella sua inusitata larghezza. In realtà, quella cornice non è solo un ornamento esterno alla vetrata, ma riporta incisa nel mattone l’intera Ave Maria. Non sappiamo se questo sia l’unico esempio di una preghiera incisa a tondo in una cornice destinata ad abbellire una finestra, ma la particolarità dell’opera la renda comunque curiosissima. |