Lapidi, Epigrafi, Scritte
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Palazzo Bocchi fu progettato da due dei massimi architetti bolognesi del Cinquecento: l’esterno fu realizzato da Jacopo Barozzi, detto il Vignola, e gli interni da Ottavio Mascherino (ignoto ai più, ma che fu l’architetto che progettò nientemeno che il Quirinale di Roma). L’edificio è decisamente curioso, caratterizzato com’è dal particolare bugnato massiccio del portale, ripreso anche dallo zoccolo della facciata e dalle quattro finestra a piano terra.
Il committente fu ovviamente il proprietario del Palazzo, un certo Achille Bocchi, professore di Greco dello Studio, ora sconosciuto, ma che all’epoca ebbe fama universale, non solo per essere autore di una pubblicazione sulla simbologia e numerologia - certamente significativa nell’ambito della scienza e della cultura ermetica del tempo - ma anche creatore di un’accademia detta “Artemia” (in sostanza, ma non si sa perché, degna di Ares e Atene), aperta al mondo ebraico e molto apprezzata dalla Curia romana, tanto che ne fu protettore Papa Giulio III, e patrono Alessandro Farnese. Ma torniamo al palazzo che ha una caratteristica molto particolare; sulla facciata, infatti, fra il bugnato dello zoccolo ed il parapetto delle imponenti finestre del primo piano, sono incise a caratteri cubitali due frasi: quella in latino declama che “Sarai Re, se agirai con Rettitudine”, la seconda, in ebraico, invoca: “Dio confonda Maloc, padre della bugia”.
Ora, per la scritta latina, tutto normale, ogni palazzo rinascimentale ne riporta a iosa, come motto di famiglia o ragione d’essere dell’edificio, ma per quella in ebraico, si tratta effettivamente di una caratteristica se non unica, certamente rarissima. Comunque sia, è certo che l’”erudito” Achille Bocchi volle eternare sulla pietra del suo palazzo, la propria cultura, per un’autocelebrazione incomprensibile oggi, ma a quel tempo importantissima, quasi essenziale per l’immagine di chi se ne riteneva meritevole (come spesso ironizzato da più parti tramite il… Dott. Balanzone). |