Lapidi, Epigrafi, Scritte
LA FAMOSISSIMA “PIETRA DI BOLOGNA”

Museo civico Medioevale

Via Manzoni

Nel XVIII secolo fu detto che "celebre ed insigne sarebbe stata Bologna, se altro ancora non avesse avuto e contenuto in se stessa, che quest’enigmatica lapide”.

La lapide, sembra essere una normale epigrafe mortuaria dedicata ad una certa Aelia Laelia Crispis, da un certo Lucio Agatho Priscus…

Detta così non ci sarebbe nulla di strano in questa lapide, ma per comprendere l’eccezionalità del manufatto occorre leggerne il contenuto che, tradotto, così si esprime:

Dei dei Morti
AELIA LAELIA CRISPIS
né uomo né donna né androgena
né fanciulla, né giovane, né vecchio
né casta, né meretrice, né pudica
ma tutte queste cose insieme
MORTA
non per fame non per ferro non per veleno
ma per tutto ciò
non in cielo, non nell’acqua non nella terra
ma ovunque giace

LUCIUS AGATHO PRISCUS
né marito, né amante, né parente
e non triste, non allegro e non piangente
sa e non sa perché pose questo
non mausoleo, non piramide, non sepolcro
ma tutto ciò

L’attuale lapide è una copia seicentesca dell’originale che risulta documentato dal 1527, anno in cui ne parla in una lettera ad un amico tedesco un viaggiatore belga che l’aveva vista nella residenza estiva che nobile famiglia Volta aveva a Casaralta.

Da quel momento tutta l’Europa della cultura fu pervasa dal fascino di questo pietra misteriosa e furono moltissimi quelli che si diedero da fare per affrontarne il contenuto e cercare di darne un’interpretazione attendibile; fra gli altri, il poeta francese Gerard de Nerval, il filosofo tedesco Carl Jung, il romanziere inglese Walter Scott e il naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi. E recentemente anche il noto letterato Umberto Eco.

Le interpretazioni date furono le più disparate possibili, in alcuni casi indicative di persone vere e proprie (Niobe, un eunuco, la moglie di Lot), sia di cose (il fiume, l’aria, la materia prima), sia di sentimenti (l’amore, il dolore).

L’interesse suscitato dalla “Aelia Laelia” e dal suo significato, fu tale fin che nei primissimi anni del ‘700, lo storico Cesare Malvasia parlandone in un suo saggio ad essa dedicato, ebbe già allora a raccogliere ben sessanta interpretazioni.

Al visitatore del Sito, dare la propria interpretazione… se vuole!


Cesare Malvasia


Ulisse Aldrovandi


Walter Scott


Gerard de Nerval


Carl Jung


Umberto Eco