ALFONSO RUBBIANI

Restauratore/ Giornalista / Storico d’arte

1848 - 1913

Studiò dai Gesuiti a Reggio Emilia ed essendo di sentimenti cattolici, fu nel ’70 a Roma, per difenderne la presa da parte dei Piemontesi.

Pur non seguendo studi regolari, si interessò in privato alla storia dell’arte e altre materia umanistiche, riuscendo a dare alle stampe alcuni suoi saggi; partecipò ad un concorso nazionale per la pubblicazione di un sillabario ad uso scolastico, ed occupò un assessorato a Budrio.

Tre monumenti, nello stato in cui erano,
prima degli interventi del Rbbiani


S. Francesco

Palazzo Re Enzo


San Domenico

Nel mentre, però, frequentava i cantieri dove si eseguivano lavori di restaura, a cominciare da quello della chiesa di San Martino, acquisendo concrete nozioni sia teoriche che pratiche su quella che sarà la sua grande professione e passione.

La sua prima esperienza diretta nel campo dei restauri di immobili antichi, fu la condirezione ai lavori ai castelli di San Martino e del Manzoli di proprietà dei Cavazza, che realizzò egregiamente, basandosi su documenti cinquecenteschi.

Nel 1886 la sua prima grande commissione pubblica (Comune di Bologna), il restauro di San Francesco e delle Tombe dei Glossatori, che durò la bellezza di vent’anni e che terminò solo dopo la sua morte.

Nel mentre, intervenne sul Palazzo della Mercanzia, sul castello Bentivoglio, sull’Oratorio dello Spirito Santo, sulle case Ricci di via Begatto, sulle case Tacconi in piazza Santo Stefano, su due cappelle di San Petronio, e via via, casa Rubini, Palazzo Re Enzo, casa Bretoni, Palazzo Calzolari, Palazzo Bevilacqua, Palazzo dei Notaio, facciata di San Domenico, Collegio di Spagna, San Giacomo Maggiore e Hotel Brun.

Collabora con lo Zucchini allo studio dei restauri di Palazzo Comunale e del Complesso Re Enzo/Podestà.

Lunghissimo l’elenco delle sue pubblicazioni, quasi tutte riferite alle opere su cui intervenne, ma scrisse anche di turismo (“Bologna e i suoi dintorni”), di storia (“Etnologia Bolognese”) di urbanistica (“Contro l’abbattimento delle mura”), oltre a innumerevoli articoli sui maggiori giornali bolognesi.