MARIO MISSIROLI

Giornalista / Scrittore

1886 – Roma, 1974

Laureato in filosofia si dedicò immediatamente al giornalismo, lavorando come redattore nel Don Chisicotte”, nella “Rinascenza” nella “Gazzetta dell’Emilia” e quindi, dal 1909 nel “Resto del Carlino”, con serie possibilità di diventarne Direttore.

Non riuscendoci fondò a Roma “Il Tempo”, ma per pochi anni, perché la carica di Direttore del Carlino, rifiutatagli nel ’18, le venne assegnata l’anno dopo; lo diresse per due anni su posizioni di sinistra, ma ne fu estromesso, dopo l’eccidio di palazzo d’Accursio, dove furono uccisi diversi fascisti (e non solo).

Diventato diretto quindi del “Secolo” a Milano fu in quell’occasione che esplose la sua inimicizia con Mussolini, che portò i due addirittura a sfidarsi a duello.

Chiuse così la sua carriera giornalistica nel periodo del Ventennio (solo Arpinati continuò a considerarlo il maggior giornalista d’Italia) e nonostante il tentativo di riavvicinamento fatto con la pubblicazione di alcune opere favorevoli al regime, non ebbe più alcun incarico nell’ambito della grande stampa, se non quello di redattore in sedi secondarie. Con la caduta del fascismo, dopo la guerra, diresse il Messaggero e il Corriere della Sera.

Vasta la sua produzione di critica storica, espressa con uno stile chiaro ed incisivo, che esaltava la capacità di analisi che contraddistingueva i contenuti e fra i suoi scritti è opportuno ricordare: “La repubblica degli accattoni”; “La Repubblica del servilismo di regime”, “L’Italia d’oggi” (del 1933)”, “Cosa deve l’Italia a Mussolini”; “Critica negativa”, “La monarchia socialista”, “Studi sul fascismo”.