GALEAZZO MARESCOTTI

Politico / Poeta / Storico

XV Secolo

 

I Marescotti erano una delle famiglie più importanti di Bologna e la loro agiografia ne fa derivare il nome da Maria di Scozia che contese il Regno d’inghilterra ad Elisabetta I.

All’origine erano di parte Lambertazzi e pur subendo vari esili fra il ‘200 e il ‘300, occuparono sempre cariche elevatissime nell’ambito del Comune.

Il loro momento di massima gloria, però, lo ebbero nel ‘400, quando appoggiarono apertamente e quasi con orgoglio i Bentivoglio e la loro fazione, contribuendo in modo decisivo all’avvento della loro Signoria.

Galeazzo fu in questo frangente un personaggio fondamentale in quanto fu lui personalmente a guidare la spedizione al castello di Varano (1443) per liberare l’amico Annibale Bentivoglio catturato dal visconteo capitano di ventura Nicolò di Piccinino che l’aveva imprigionato in quel carcere e fu sempre lui, all’inizio della Signoria di Sante Bentivoglio, ad essere tutore di Giovanni, in attesa che, raggiunta la maggiore età, assumesse le redini del potere.

Alla morte di Annibale gli venne proposto dai Bentivoglio la reggenza della Signoria, ma lui rifiutò rispondendo: “Sarò il primo soldato di Bologna, ma mai il suo signore!”

Molto bella e moderna la sua “Cronaca di Bologna” dove raconta, appunto le vicende bentivogliesche, e non sono affatto male anche le sue poesie.


Scalone di Palazzo Marescotti

La famiglia dei Marescotti, forse proprio grazie a Galeazzo, fu fra le prime a Bologna ad assurgere a rango senatorio nel 1466, ed è dell’epoca lo splendido palazzo di via Barberie, purtroppo ora molto ridotto, in quanto “ruinato” proprio dai Bentivoglio.

Infatti, alla fine del 1400, i Marescotti caddero in disgrazia presso Giovanni II (ma forse più che altro, presso la moglie Ginevra ed i figli) e la naturale conseguenza fu la distruzione della loro reggia.

Quella dei palazzi merita una breve appendice storica.

Se i Bentivoglio distrussero, come detto, Palazzo Marescotti, non è che questi fossero da meno, perché una quindicina d’anni dopo, quando fu la volta dei Bentivoglio a cadere definitivamente in disgrazia ed essere cacciati da Bologna, furono i Marescotti a distruggerne totalmente la splendida reggia in San Donato, rendendo così “pan per focaccia” o, meglio, “guasto, per guasto”.

Risultato: dei due fra i più begli edifici italiani, uno e solo parzialmente esistente, l’altro non esiste più.

Nel mezzo, fra l’altro, e sempre per le lotte di potere interne a Bologna e fra queste due famiglie, un’altra distruzione: quella della Statua di Giulio II, fusa da Michelangelo.