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GIACOMO LERCARO |
Ecclesiastico / Cardinale Genova, 1891 - 1976 |
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A Genova aveva protetto perseguitati ed ebrei tanto da essere costretto alla clandestinità. Giunse nel 1952 a Bologna come Arcivescovo, qui inviato quasi certamente per fare da contraltare (sia spiritualmente che politicamente) all’imperante comunismo retto dal sindaco Dozza. In un certo senso ci riuscì: politicamente non rese facile e indisturbato il potere dominante; spiritualmente riattivò uno spirito pastorale da tempo molto sopito. Fondò a tal fine l’Istituto per le scienze religiose, costruì, specie in periferia, ben dodici chiese, fondò la rivista “Chiesa e Quartiere” (a cui collaborarono architetti come Tange, Aalto e Le Courbisier), infervorò i fedeli ad una maggiore partecipazione alla vita parrocchiale. Senza dubbio di estrazione fortemente anticomunista, si adeguò tuttavia più al compromesso con l’Amministrazione di sinistra, che non alla contrapposizione preconcetta, contribuendo così a quel “dialogo” che fu alla base del vivere civile dell’epoca. Fu partecipe alla commissione preparatorio per il rinnovo della liturgia e i cui lavori furono tutti accolti nel Concilio Vaticano II, dove per altro si impose come un esponente fra i più attivi e concreti nel rinnovamento che si voleva portare alla Chiesa cattolica. Non venne eletto Papa, certamente per il suo eccessivo progressismo, ma anche perché nell’ambito curiale si guardava con molto sospetto al rapporto con l’amministrazione comunista di Bologna (cosa per la quale era chiamato il “Cardinale Rosso). |