DINO GRANDI

Politico / Diplomatico

Mordano, 1895 – Bologna 1988

Studiò legge a Bologna, lavorando poi come redattore del Carlino.

Fondato il Popolo d’Italia, divenne mussoliniano e si arruolò volontario nella guerra 15-18; ritornando poi sotto le Due Torri, per diventare uno degli organizzatori dello squadrismo bolognese, per teorizzare la struttura sindacale fascista e per rappresentare e sostenere gli agrari della zona nelle lotte in corso nelle campagne.

La sua elezione a deputato fu annullata per ragioni d’età (ed anche perché in attrito coi vertici del partito), ma si rifece subito, in ambito locale, dove nel rinnovo della cariche fasciste, superò l’Arpinati, pupillo del Duce.

Rientrati dissidi e fratture, partecipò alla Marcia su Roma e divenne deputato nel ’24, occupando subito la carica di Ministero degli Esteri, incarico subito toltogli quando ebbe ad aderire alla proposta americana di disarmo mondiale

Nominato ambasciatore a Londra, all’entrata in guerra dell’Italia, fu richiamato in Patria per occupare il Dicastero della Giustizia e fu sotto di lui che entrarono in vigore i tre nuovi Codici che, nella struttura giuridica e nella sostanza, sono ancora vigenti.

Cntrario alla guerra, tuttavia vi partecipò come volontario in Albania e quando la situazione bellica volse al peggio, il 24 luglio 1943, d’accordo con alcuni dissidenti del Gran Consiglio Fascista di cui era membro, presentò col suo nome il famoso Ordine del Giorno con cui Mussolini venne esautorato e che determinò la definitiva caduta del Ventennio Fascista.

Espatriò prima in Portogallo, poi in Brasile, poco prima che nel processo di Verona venisse condannato a morte. La corte d’assise di Roma, però, nei primi anni cinquanta lo prosciolse da ogni accusa, per cui ritornato a Bologna, si appartò a vita privata e riservatissima.

E’ autore di due libri di storia “24 luglio, quarant’anni dopo” e “Il mio Paese”.