Ferrari Severino

SEVERINO FERRARI

Poeta

Alberino di Molinella, 1856 . Pistoia, 1905

Fu discepolo del Carducci e amico intimo del Pascoli (che gli dedicò la nota poesia “Romagna”).

PRIMO MAGGIO

Oh ben venuto colle rose in testa,
mese di maggio, mese degli amori!
oh ben venuto primo maggio, festa
della natura e dei lavoratori!

La man cercò la man oltre la cresta
dei monti, i fiumi algenti, i territori
cotti dal sole! nella stretta onesta

s'ergean le menti e s'addolciano i cori.
Or la catena è salda: il vecchio mondo
che a Cristo e al re dava puntello il boia
serrar sente la spira al collo intorno.

Di rose soffocatelo l'immondo!
Di giustizia o d'amor, pur ch'egli muoia
e tosto, il modo del morir che importa?

Docente all’Università alla cattedra di lessicografia, il suo stile poetico, più che il grande toscano, si ispirò alla semplice e schietta sinteticità del romagnolo.

Ferrari e Carducci
Ferrari in campagna con Carducci

Ampia la sua produzione, nella poesie (“Il Mago, arcane fantasie”. “Maggio”, “Primavera fiorentina”), negli scritti ironici (“Bordatini”) e nella critica classica (“Il Paradiso di Dante”, “Lectura Dantis”, “Le Rime del Petrarca”).

Qui sopra un sonetto che unisce lo spirito “socialista” con espressioni di intimo amore per la natura