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GIOSUÈ CARDUCCI |
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Poeta Val di Castello, 1835 – Bologna 1907 |
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Pur non essendo nato a Bologna è una delle grandi glorie della città, come spesso è avvenuto a chi, partito da lontano e giunto sotto le Due Torri, magari per necessità, vi è rimasto avendovi trovato un modo di vivere confacente alle proprie aspirazioni. Figlio di un medico condotto, visse in Maremma finchè non ebbe a laurearsi alla Normale di Pisa (filosofia, filologia e magistero). Le prime esperienze d’insegnamento le ebbe a San Miniato, dove a 22 anni già pubblicava il suo primo libro di poesie, ma per le sue idee accesamente di sinistra, fu allontano, per cui lavorò per l’editore Barbera di Firenza, presso cui acuì la sua formazione letteraria.
Nel 1860, la svolta: il Ministro della Cultura Mariani gli offrì la cattedra di eloquenza a Bologna dov’egli si trasferì, stabilendosi fino alla morte, prima in via Broccaindosso 20, poi in Strada Maggiore e, infine, nell’atuale piazza che porta il suo nome. I pochi allievi che aveva inizialmente al suo corso, diventarono in pochi anni numerosissimi e le sue lezioni (e le sue poesie) varcarono presto i confini della città e dell’Italia, tanto che quasi alla fine della sua vita giunse anche il Premio Nobel per la Letteratura.
“Odi Barbare”, “Levia Gravia”, “Giambi ed Epodi”, “Rimi e Ritmi”, sono raccolte di poesie che segnarono la poetica italiana della seconda metà dell’’800, e resero il Carducci la voce civile della nuova nazione che si era appena formata. Non mancò di scrivere trattati e saggi storici e di critica letteraria quali: “Le Stanze”, “L’Orfeo e le rime del Poliziano”, “Poeti erotici del Sec. XVIII”, “Liriche del Secolo XVIII”, “Delle Poesie inedite di Ludovico Ariosto”; “Confessioni e Battaglie”. |