GIOVANNI SABADINO ARIENTI Scrittore 1450 ca - 1510 |
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Doveva diventare notaio, ma preferì le lettere e la letteratura, accasandosi in sostanza come “poeta di corte” presso i Bentivoglio, Signori incontrastati di Bologna, da cui ottenne anche qualche carica pubblica. Le sue prime opere (“Il torneo di Giovanni Bentivoglio” e “De civica salute”), furono così dedicate ai suoi mecenati.
La sua opera più nota sono “Le Porettane”, (dal nome della località in cui i Bentivoglio andavano in ferie), una raccolta di 61 novelle di linea boccaccesca, forse non molto originali, ma certamente vivaci e soprattutto indicative e documentative dei costumi popolari del tempo (tant’è che il “volgare” non manca di numerose espressioni e richiami al dialetto bolognese). Quest’opera però, fu dedicata al Duca di Ferrara e da qui si può dedurre o che l’autore fosse caduto in disgrazia presso i signori di Bologna, o che cercasse eventuali alternative ad essi e nuovi appoggi. Altra opera notevole che ebbe forte rinomanza in tutt’Italia fu “Gynevra de la clare donne”, inno d’amore alla moglie scomparsa, che viene esaltata raccontando i pregi delle donne famose delle storie, fra cui Santa Caterina de Vigri e la discutibile Ginevra Bentivoglio. Di corte in corte, fu presso gli Este, i Gonzaga e gli Sforza. Altre opere: “Descrizione del giardino della Viola” “Colloquium ad Ferrariensem plebem”, “Vita di Anna Sforza” e “De Hymeneo”. |