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ANTONIO ALDINI |
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Politico / Giurista 1755 – Pavia 1826 |
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Insegnò a Bologna diritto naturale, diritto civile e diritto pubblico, assumendo le difese dei rivoluzionari Zamboni e De Rolandiis (primi martiri del risorgimento Italiano) e questo lo fece apprezzare dalla cittadinanza di spirito liberale e dal popolo minuto.
Nel periodo napoleonico ebbe alti incarichi, fra cui quelli di Presidente della confederazione cispadana e di Deputato di Bologna e del Congresso di Reggio e Modena, dove si decise la costituzione della Repubblica emiliano-lombardo. Fu nominato da Napoleone stesso commissario della Valtellina, e presidente dei Seniori, ma opponendosi alla ratifica del trattato con la Francia, abbandonò la vita politica; confermando tale atteggiamento anni dopo, quando, nominato Presidente della Repubblica Italiana, rifiutò l’incarico. Solo nel 1805 rientrò nella politica attiva, ma a Parigi, dove fu incaricato della Segreteria di Stato residente, e nominato consigliere di Napoleone. In queste vesti, tentò di unire, non riuscendoci, Marche Umbria e Lazio al Regno Italico. Fu sua villa Aldini, sul colle dell’Osservanza, che sembra abbia fatto costruire per poter ospitare l’Imperatore, ma inutilmente, perché Napoleone dopo il 1805, non venne più a Bologna. Alla caduta di Napoleone, fu a Vienna per perorare la causa di Bologna, ma non riuscì ad impedire che la città rientrasse nell’orbito dello Stato Pontificio. Nell’ambito della “restaurazione” (che vedeva chiudersi l’epoca napoleonica alle cui idee aveva sempre contribuito) non fu, come capitò a tanti ch’ebbero la sua stessa ideologia, dimenticato ed esautorato, ricevendo mansioni ed incarichi dai nuovi regimi, che gli riconobbero così una grande capacità politica ed onestà d’intenti. |